INTERVISTA ALL’AVV. EUGENIO AMARADIO PER “LA SICILIA” IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DI "COSI MAI VISTI ..." AD ENNA
Avvocato,
ci vuole narrare come è venuto a conoscenza dell’episodio storico da cui ha
tratto il saggio
intitolato “La
Rivolta di Castrogiovanni contro il Vescovo di Catania del 1627”?
La Città di Castrogiovanni, oggi Enna, si rivoltò nel
1627 contro il Vescovo di Catania Innocenzo Massimo. Questo episodio storico era
sconosciuto ai più. Ne venni a conoscenza leggendo la Storia di Enna di Paolo
Vetri che divulgai. Avendo anche appreso così che esisteva un coevo poemetto
manoscritto in rima siciliana di tale Fra Gieronimo Pane e Vino e che questo
documento era custodito presso la Biblioteca Comunale di Enna, ne ottenni
copia, lo trascrissi e interpretai.
Seppi che il Vescovo Innocenzo era venuto a
Castrogiovanni in visita pastorale per
la “correzione dei costumi” e che lo stesso aveva indetto una nuova
inquisizione su tutti coloro i quali “s’havessero pratticato prima del suo
sponsalizio stante detto Vescovo haver stabilito una gravosa pena pecuniaria”
che molti non pagavano per cui “prendevano le moglie, stante gli huomini si ritiravano
nelle campagne e le carceravano … con operando la Corte molte discolerie …” per
cui il popolo si ribellò.
Continuate le ricerche, cominciai a scrivere una esposizione
sintetica dei fatti, con alcune note per inquadrare il periodo storico e con
qualche riferimento anche agli effetti del Concilio di Trento sugli usi e
costumi delle nostre popolazioni.
Il Maestro Bruno Caruso si entusiasmò della storia e
realizzò una serie di magnifici disegni che trasformarono il mio scritto in un’opera
d’arte. Così mi fu facile pubblicare nel 2006 il mio lavoro intitolandolo “La
Ribellione di Castrogiovanni contro il Vescovo di Catania”. Tale opera venne
apprezzata dal Prof. Giuseppe Giarrizzo della Facoltà di Lettere
dell'Università di Catania che ne sollecitò la presentazione ai Benedettini.
Tra i vari riconoscimenti non posso non citare una cortesissima nota del Prof.
Adriano Prosperi della Normale di Pisa.
Poi, come è
arrivato al romanzo storico relativo intitolato “Cosi mai visti né ‘ntisi nella
Sicila del ‘600”?
Già allora, contestualmente alla stesura di quell'opera,
mi proposi di allargare la trattazione dell'argomento alternando, a singoli
episodi della stessa, la narrazione di un romanzo contenente un'esposizione di
fatti e avvenimenti, il più delle volte verosimili e attinenti a quel periodo
che ho intitolato “Cosi mai visti né ‘ntisi” traendolo da un verso del poemetto
di Fra Gieronomo Pane e Vino di cui ho detto. Ho fatto poi interagire dei
personaggi reali con altri tratti dai ricordi e dalle esperienze di una vita al
fine di rendere allettante ai più la lettura e la conoscenza di un episodio
storico che mi sembra possa rappresentare anche la nostra società contemporanea
con tutti i suoi pregi e difetti.
Insieme al Vescovo, che aleggia sull’intero contesto, ho
fatto rivivere gli uomini della sua corte e della sua guardia vescovile.
Insieme ai Giurati e ai cittadini, ai nobili e ai popolani del tempo, ho fatto
rinascere loro stessi e le loro famiglie con i loro problemi, amori e odi, le
loro angustie, preoccupazioni e gioie.
Tante storie si intersecano: la ribellione fa da filo
conduttore, ma poi se ne distinguono altre tra cui un amore contrastato e un
omicidio con relative indagini, quasi un giallo.
Ho affrontato come tema conduttore soltanto la prima
parte del mio saggio precedente e precisamente quella concernente la
ribellione. Ho tralasciato invece la seconda parte relativa alla ripresa della
lite tra Castrogiovanni e il Vescovo sino alla bolla del Papa Urbano VIII del
1632 che stabilì, riconoscendo le buone ragioni degli Ennesi, che la Città non
dipendesse più dal Vescovo di Catania, ma passasse sotto la giurisdizione
dell’Arcivescovo Metropolita di Monreale.
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