lunedì 7 marzo 2016

INVITO PRESENTAZIONE A CALTANISSETTA


SOCIETA' NISSENA DI STORIA PATRIA ONLUS

Giovedì 10 Marzo 2016 alle ore 17.00,

nella Sala degli Oratori del Museo Tripisciano,

la Società Nissena di Storia Patria ONLUS,

in collaborazione con la Pro Loco di Caltanissetta,

organizza un incontro-dibattito su

La Storia e il verosimile romanzesco

in occasione della presentazione:

 del romanzo storico

Cosi mai visti né 'ntisi nella Sicilia del ‘600

di Eugenio Amaradio

Socio della Società Ennese di Storia Patria

e della rivista

"Studi Storici Siciliani"

Dopo il saluto di Giuseppe D'Antona Presidente della Pro Loco

Francesco Piscopo parlerà del romanzo di Amaradio

Luigi Santagati farà il punto sugli studi storici in Sicilia

Concluderanno Eugenio Amaradio e Filippo Falcone Direttore della rivista "Studi Storici Siciliani"

Moderatore dell'incontro Antonio Vitellaro

Nella Sala degli oratori saranno esposti dieci disegni originali di Bruno Caruso che illustrano le vicende storiche di cui parla il romanzo di Amaradio.

Al termine dell'incontro, presso l'ex circolo dei nobili del palazzo municipale (punto informativo della Pro Loco) sarà inaugurata una mostra di fotografia d'epoca curata da Filippo Falcone.

martedì 9 febbraio 2016

UNA MAGNIFICA RECENZIONE DEL ROMANZO "COSI MAI VISTI .. DI ANNA MARIA DE FRANCISCO

Nel romanzo “Cosi mai visti né ‘ntisi” di Amaradio troviamo un mosaico di tessere che si rincorrono mutando colore, una sequela di fili che si snodano alternandosi in continuazione, sospesi e ripresi in lenta crescita, sino alla soluzione finale.

di Anna Maria De Francisco

“Cosi mai visti né ‘ntisi” è l’intrigante titolo in dialetto del romanzo storico di Eugenio Amaradio, avvocato ennese, che s’ispira a un suo precedente (2006) saggio su “La ribellione di Castrogiovanni contro il vescovo di Catania – Un episodio di storia siciliana del 1627” Il nuovo libro è pubblicato dalla Lussografica di Caltanissetta, pagg. 221, euro 16.
La copertina è quasi interamente occupata da un disegno a colori di Bruno Caruso e all’interno da schizzi in bianco e nero del pittore palermitano dal tratto espressivo, immediato ed efficace. Caruso si fa partecipe delle vicende narrate e con umana solidarietà rende testimonianza del sopruso perpetrato dal vescovo di Catania Innocenzo Massimo nei confronti degli abitanti della città demaniale di Enna. Per spillare quattrini l’avido prelato impose una multa persino a chi, ed erano tanti, avevano avuto rapporti carnali prima del matrimonio coi loro futuri coniugi. Poiché molti si rifiutarono di pagare, le donne “in stato di peccato” furono imprigionate e alcune, si disse, oggetto di avance e violenze.
In questo contesto s’innestano storie di notabili e di popolani, un mosaico di tessere si rincorrono mutando colore, una sequela di fili si snodano alternandosi in continuazione, sospesi e ripresi in lenta crescita, sino alla soluzione finale, quando sarà palese anche chi ha ucciso il tenente Ramirez. In fondo interessa poco saperlo, perché non si sta parlando di un romanzo giallo, ma storico, corale, ricco sì di suspence, ma soprattutto di passioni e sentimenti, di stati d’animo, di sfumature psicologiche. Sono raccontati atti di coraggio e di civiltà, ma anche e specialmente beghe di provincia, gelosie, ritorsioni, ripicche di un centro montano, turbato da un grande e grave evento, quale la scomunica, causata dalla rivolta popolare contro il vescovo e i suoi accoliti.
Il romanzo, man mano sempre più avvincente, trascina il lettore nel mondo rappresentato e puntualmente descritto. I fatti parlano da se stessi più di verbosi commenti. L’autore non esprime giudizi, né sputa sentenze. Una frase significativa si coglie, oltre la metà del romanzo, pronunziata da don Cesare Leto rivolta a Filippo Trifirò: la cosa più importante è essere a posto con la propria coscienza. “Per il resto, mondo è stato e mondo sarà. Ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre i buoni e i cattivi. Ma pochi potranno dire di essere stati sempre a posto con la propria coscienza. Forse nemmeno tu, che tuttavia almeno ci tenti.”
E’ spontaneo qualche raffronto storico-letterario ricordando la Lombardia de I promessi Sposi negli stessi anni (1628-30), la rivolta palermitana del 1647 di Giuseppe Alesi contro il malgoverno spagnolo, che ispirò “Il capopopolo” di Nino Savarese, e la condanna al rogo (1658) di fra Diego La Matina per aver ucciso l’Inquisitore, secondo l’accurata ricostruzione di Sciascia. Si potrebbe continuare, ma a che pro? Il libro di Amaradio si pone accanto a questi autonomamente. Il suo non è solo un contributo alla propria città per rivangare sepolti fatti memorabili, ma è un’opera bene strutturata, ben ritmata, che immerge il lettore nel mondo vivo e affascinante della fantasia corroborata dal fondamento storico di base.
Matrice dichiarata del romanzo è il poemetto in ottava rima siciliana di tal fra Gieronimo Pane e Vino, da cui è tratto il titolo e l’incipit di ogni capitolo. Ne deriva un affascinante tono epico iniziale al racconto, che poi invero, discostandosi dal modello, si snoda con naturalezza pacato e discorsivo, con circostanziati riferimenti a luoghi e persone, attento ai fatti proposti, siano quelli della storica rivolta siano quelli della vita quotidiana. Ciascun personaggio, anche se gioca un ruolo episodico, si cala ben caratterizzato nel contesto, così da offrire un contributo al quadro d’insieme, all’affresco complessivo. Epica drammaticità si coglie piuttosto nelle intense immagini di Caruso come nei calorosi versi di fra Gieronimo. Una originale rivisitazione, dunque, quella di Amaradio, un approfondimento della fantasia al materiale fornito dal frate ennese, conservato nella biblioteca comunale, da cui in precedenza sono state tratte le notizie che, ampliate, approfondite e, infine, profusamente illustrate da Bruno Caruso, hanno consentito la stesura del saggio storico, datato 2006, stessa casa editrice, euro 35.